«Sabrez-moi cette bouteille de champagne, Monsieur Hermann!» Was mache ich in einer etwas heruntergekommenen Luxuswohnung einer alten Pariser Dame zusammen mit Villi Hermann, dem Regisseur von Cerchiamo per subito operai, offriamo…, San Gottardo, Matlosa und vielen anderen Filmen, die immer auch ein Augenmerk auf die Armen, die Besitzlosen und die sozial Benachteiligten haben? Was uns in jenem Winter 2006 in die «Stadt der Lichter» führte, war die Liebe zur Fotografie – die Villi schon immer aktiv pflegte, was auch seine jüngsten Filme zeigen (1) – und vor allem die Bewunderung für eine wenig bekannte, beinahe vergessene, heldenhafte und je nach Gesichtspunkt leichtsinnige Figur: den französischen Fotoreporter mit Tessiner Herkunft Jean-Pierre Pedrazzini. Der Nachkomme einer reichen Locarneser Familie starb in einem Pariser Krankenhaus am 7. November 1956 im Alter von nur 29 Jahren an den Folgen schlimmer Schussverletzungen, die er sich wenige Tage zuvor in Budapest während des Aufstands gegen das Sowjetregime zugezogen hatte. Pedrazzini arbeitete an einer Reportage für den «Paris Match» wo er zu den wichtigsten Mitarbeitern gehörte. Villi recherchierte für einen Dokumentarfilm – der erste überhaupt über ihn (2); ich organisierte eine Ausstellung (3), die erste überhaupt in der Schweiz, mit Fotografien, die Pedrazzini 1956 zuerst auf einer langen Reise durch die UdSSR und dann während des Ungarn-Aufstands gemacht hatte.Die alte Dame, die uns am späten Vormittag mit einer Eleganz aus vergangener Zeit in ihrem Haus empfängt, ist gerührt über den üppigen Blumenstrauss, den ihr Villi überreicht und verwöhnt uns mit einer Flasche Champagner, die der kühne Regisseur «nicht köpft», sondern rechtmässig und mit langjährig erprobtem Savoir-fair entkorkt. Die Dame heisst Marie-Charlotte Vidal-Quadras Pedrazzini und ist die Schwester von Jean-Pierre.
Hinter ihrer Liebenswürdigkeit verbirgt sich jedoch ein nie ganz überwundener Groll, natürlich nicht gegen uns, sondern gegen die Witwe des Bruders, die vor wenigen Monaten verstorben ist und die sie schon immer in gewissem Masse für den tragischen Tod des Bruders für verantwortlich hielt. So sehr, dass sie die Asche von «Pedra» in den fernen Friedhof von Locarno überführen liess, wo sie heute noch ruht. Vom Ausgang unseres Treffens mit Madame Pedrazzini hängt ein grosser Teil unseres Projekts ab. Zwar gehören die Rechte an den Fotos ihres Bruders dem «Paris Match», doch wagen wir es nicht, sie ohne die Zustimmung der einzigen noch lebenden direkten Erbin zu benutzen. Das Gespräch mit Madame bei Champagner und Gebäck verläuft gut, doch wie sich zeigen wird, erwarten uns lange und komplizierte Verhandlungen, insbesondere über den Dokumentarfilm. Und Madame wird nie ganz zufrieden sein mit dem Film, denn die von Villi dargestellten, noch heute höchst umstrittenen Umstände, die zur tödlichen Verletzung von «Pedra» geführt haben, entsprechen nicht ihrer Version. Ich weiss noch, wie wir leicht beschwipst Madame Pedrazzinis Haus verliessen und uns sagten, es sei falsch zu glauben, die Realisierung eines Projekts über einen Toten wäre einfach, solange die Erben noch leben.
Mit dieser Geschichte will ich eigentlich nur aufzeigen, mit wie vielen unterschiedlichen Situationen und Begegnungen ein Regisseur und Produzent wie Villi Hermann konfrontiert ist, wenn er einen Film drehen will, ohne genau zu wissen, was ihn erwartet. Aus jenen zwei Tagen in Paris und aus den zahlreichen Diskussionen über seine Dokumentarfilme glaube ich verstanden zu haben, dass es genau dieser Aspekt ist, den Villi an seiner Arbeit am meisten interessiert. In erster Linie geht es immer darum, Personen aufzusuchen, die ihm direkt oder indirekt helfen könnten, auch nur einen Bruchteil der Wahrheit zu rekonstruieren, sei es mit einem Tatsachenbericht, einer Fotografie oder einem Dokument. Denn etwas war für den Filmemacher Villi von Anfang an klar: Die Wahrheit lässt sich nicht einfach pflücken wie eine reife Frucht. Um ihr möglichst nahe zu kommen, muss man wissen, wie man sie tropfenweise aus der dicken Masse herauspresst, die sie umhüllt. Und wenn es dazu das Savoir-fair braucht, in einem eleganten Pariser Salon eine Champagnerflasche kunstgerecht zu entkorken … dann mal Prost, Villi!
A ta santé!
(1) Der autobiografische Dokumentarfilm CHoisir à 20 ans (2017) und die während des Lockdowns realisierte Kurzfilm-Trilogie
(2) Pedra, un reporter sans frontières (2006).
(3) cfr. il catalogo: Jean-Pierre Pedrazzini, URSS-Budapest 1956, ChiassoCultura edizioni, 2006, 96 pagine.
Text in Originalsprache:
Champagne pour Pedra! Due giorni a Parigi con Villi Hermann
«Sabrez-moi cette bouteille de champagne, Monsieur Hermann!». Cosa ci faccio nel lussuoso, ma piuttosto decadente, appartamento di una vecchia signora parigina insieme a Villi Hermann, il regista di Cerchiamo per subito operai, offriamo…, San Gottardo, Matlosa e tanti altri film in cui non manca mai uno sguardo rivolto agli umili, ai diseredati, ai meno fortunati? È l’inverno del 2006 e a condurci nella Ville Lumière è l’amore per la fotografia – che Villi ha sempre coltivato anche in maniera attiva, come ha mostrato nei suoi ultimi film (1) – e in particolare l’ammirazione per un personaggio poco conosciuto, quasi dimenticato, eroico o incosciente a seconda dei punti di vista: il fotoreporter francese di origine ticinese Jean-Pierre Pedrazzini. Discendente di una ricca famiglia di Locarno, Pedrazzini è morto in un ospedale di Parigi il 7 novembre 1956, all’età di soli 29 anni, in seguito alle gravissime ferite d’arma da fuoco riportate a Budapest pochi giorni prima, durante la rivolta popolare contro il regime filosovietico. Stava realizzando un reportage per «Paris Match» di cui era una delle colonne portanti. Villi sta preparando un documentario, il primo mai realizzato, su di lui (2); io sto preparando una mostra (3), la prima mai allestita in Svizzera, con le fotografie che scattò nel 1956, dapprima durante un lungo viaggio in URSS e poi durante la rivolta ungherese.
L’anziana signora che con eleganza d’altri tempi ci accoglie a casa sua a fine mattinata, apprezza commossa l’enorme bouquet offertole da Villi e ci vizia con la bottiglia di champagne che il prode regista «ne sabrera pas» ma stapperà con tutti i crismi di una consolidata esperienza in materia, si chiama Marie-Charlotte Vidal-Quadras Pedrazzini: la sorella di Jean-Pierre. La sua gentilezza nasconde però un rancore mai sopito, non certo verso di noi ma nei confronti della vedova del fratello, scomparsa da pochi mesi, che lei ha sempre ritenuto in qualche modo responsabile della sua morte tragica, tanto da far trasferire le ceneri di «Pedra» nel lontano cimitero di Locarno, dove riposano tuttora. Dall’esito del nostro incontro con Madame Pedrazzini dipende una buona fetta dei nostri progetti. È vero, i diritti sulle foto di suo fratello appartengono a «Paris Match», ma non ce la sentiamo di utilizzarle senza il consenso dell’unica erede diretta ancora in vita. Tra un sorso di champagne e un pasticcino, tutto fila liscio con Madame, ma le trattative - soprattutto per il documentario - saranno ancora lunghe e complesse e lei non sarà mai del tutto soddisfatta del film, poiché la versione delle circostanze, ancora oggi molto controverse, del ferimento di «Pedra» riportata da Villi non è quella da lei sostenuta. Dopo quella visita da Madame Pedrazzini, ricordo che - di sicuro un po’ brilli - ci siamo detti che è sbagliato pensare che sia facile realizzare un progetto su un morto, almeno finché gli eredi sono ancora in vita.
Tutto ciò per cercare di descrivere il gran numero di situazioni e di relazioni diverse che si trova ad affrontare un regista-produttore come Villi Hermann quando decide di girare un film, senza mai sapere fino in fondo a cosa va incontro. Da quel che ho appreso, da quei due giorni parigini ma anche dalle molteplici discussioni a proposito dei suoi documentari, mi pare di aver capito che a Villi interessi soprattutto questo aspetto del suo lavoro. Al centro di tutto c’è sempre il fatto di stabilire contatti con persone che - direttamente o indirettamente - potrebbero aiutarlo a ricostruire anche solo un frammento di verità, grazie a una testimonianza, una fotografia, un documento. Perché se c’è una cosa che per Villi è chiara fin dall’inizio della sua attività di cineasta è che la verità non è mai lì da cogliere come un frutto maturo ma che, per avvicinarla il più possibile, bisogna saperla estrarre goccia a goccia da quel magma che le ruota intorno. E se per farlo bisogna anche saper stappare a regola d’arte una bottiglia di champagne in un elegante salotto parigino, beh allora cin cin Villi! A ta santé!
(1) L’autobiografico CHoisir à 20 ans (2017) e la trilogia di cortometraggi realizzati durante il lockdown.
(2) Pedra, un reporter sans frontières (2006).
(3) cfr. il catalogo: Jean-Pierre Pedrazzini, URSS-Budapest 1956, ChiassoCultura edizioni, 2006, 96 pagine.